La polenta, chiamata e condita in modi diversi, è un alimento diffuso in tuto il mondo.
Se mangiate “pesko” siete in Kenia; la “projaca“, arricchita con uova e formaggio, è consumata nei paese dell’Europa orientale.
In Giamaica si chiama “standand go” con carne, pesce e peperoncino piccante, in Angola è identica alla nostra polenta tradizionale.
In America latina, l’impasto della polenta viene diluito con acqua zuccherata, mentre per la nostra tradizione, il regno della polenta è, e sarà sempre, la mia Lombardia ed il Veneto.
Nel Friuli la polenta è conosciuta come “zuf” una piccola polenta, molto morbida servita con latte freddo.
A Trento, durante il servizio militare, ho mangiato della polenta preparata con grano saraceno con aggiunta di olio di oliva, burro, vino bianco e acciughe.
Nelle valli bergamasche si consuma fredda o calda con vino o zuppa di verdure e ogni anno c’è la tradizionale festa della polenta.
È dalle valli bergamasche che arriva su maisazi la vera ricetta della polenta:
portate a bollore 3,5 litri di acqua con l’aggiunta di un pugno di sale, con una mano versate un chilo di farina, con l’altra mescolate con un cucchiaio di legno.
La polenta va cotta per un’ora circa, mescolando molto spesso, per evitare che si forino dei grumi.